giovedì 3 maggio 2012

Le leggi di proprietà dei bambini.

MAIEUTIKÉ di Olga Tamburini




Saranno regole dei bimbi····ma conosco tanti adulti che sono rimasti bambini······

e siccome i bambini sono solamente adulti piccoli di statura...

Sembra il manifesto programmatico di uno dei partiti politici di governo.


domenica 29 aprile 2012

Emily Dickinson. A un cuore in pezzi nessuno s’avvicini senza l’alto privilegio di avere sofferto altrettanto

Stefania Padroni
A un cuore in pezzi nessuno s’avvicini senza l’alto privilegio di avere sofferto altrettanto.
Emily Dickinson

Carl Gustav Jung. L'esperimento che Jung fece su di sé.



L'esperimento che Jung fece su di sé

http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2010-12-19/esperimento-jung-fece-082419.shtml

Il Libro rosso, o Liber Novus, di Carl Gustav Jung è l'evento editoriale dell'anno, così come lo era stata l'anno scorso, a livello internazionale, l'edizione inglese – anticipata su queste pagine il 18 ottobre 2009 – divenuta un best-seller a dispetto della mole e del prezzo. Non è solo un libro splendido, strano, commovente, unico – è scritto in caratteri miniati e corredato di illustrazioni immaginifiche alla William Blake – ma è anche un documento cruciale per la storia delle idee. Non è solo un dialogo serrato con la propria anima, i cui modelli sono il Faust di Goethe e lo Zarathustra di Nietzsche, un'autoanalisi svolta sull'orlo di un autentico naufragio esistenziale, ma è soprattutto il lavoro che segna il distacco da Freud.
Jung era entrato in contatto col padre della psicoanalisi nel 1906 per poi diventare presidente della Società psicoanalitica. Il rapporto tra i due è ampiamente mitologizzato e il Libro rosso chiarisce che la fonte primaria dell'opera junghiana non può essere rintracciata in Freud e nella psicoanalisi. Concetti come quello dei tipi psicologici (introverso e estroverso per esempio), il processo di individuazione e l'inconscio collettivo vengono elaborati qui per la prima volta e sono distanti dall'impronta freudiana.
L'interesse del Libro rosso va anche al di là del mito e dell'aura di mistero alimentati dal divieto di pubblicazione imposto a lungo dagli eredi, superato grazie al paziente lavoro di persuasione dell'infaticabile e acutissimo curatore, lo storico della psicologia indiano Sonu Shamdasani. Perché in realtà questo testo, tenuto "segreto" dallo stesso Jung, non contiene nulla di pruriginoso o di scandaloso. Il suo carattere messianico e allucinatorio non ha a che fare con l'uso di droghe. Le immersioni nel sogno, nel mito e nello spirito religioso non sono i sintomi di una conversione, o concessioni a un'idea di superiorità dell'irrazionale o a pensieri in stile New Age, benché tutto ciò sia la testimonianza di un processo di rinnovamento e di rinascita di sé, elaborato nel contesto di una personale riflessione cosmologica. Qui si gettano piuttosto le basi per lo studio dei meccanismi universali dell'animo umano, andando alla ricerca di quei modelli di comportamento di carattere istintuale e culturale che Jung definirà come «archetipi» e che oggi si suggerisce di approfondire e verificare a partire dalle neuroscienze e in particolare dagli studi sulle emozioni di Antonio Damasio e di Vilayanur S. Ramachandran.
Nel 1957 Jung scrive: «Gli anni più importanti della mia vita furono quelli in cui inseguivo le mie immagini interiori. A essi va fatto risalire tutto il resto. Tutto cominciò allora, e poco hanno aggiunto i dettagli posteriori. La mia vita intera è consistita nell'elaborazione di quanto era scaturito dall'inconscio, sommergendomi come una corrente enigmatica e minacciando di travolgermi. Una sola esistenza non sarebbe bastata per dare forma a quella materia prima. Tutta la mia opera successiva non è stata altro che classificazione estrinseca, formulazione scientifica e integrazione nella vita. Ma l'inizio numinoso che conteneva ogni altra cosa si diede allora».
Il Libro rosso è anche una sorta di modello per un lavoro che ognuno dovrebbe fare su di sé, un "esercizio spirituale" – l'uso e la riflessione sulle immagini rimandano anche alle tecniche di Sant'Ignazio – volto a scandagliare le parti più nascoste e più irrazionali dell'io e dal quale non si può che uscire rafforzati. Un esercizio che ci riguarda tutti, perché, – scrive Shamdasani – «al pari di molti altri psichiatri e psicologi, Jung non considerava la malattia mentale un fenomeno antitetico allo stato di salute, ma riteneva andasse collocata all'estremo limite di uno spettro continuo».
Tutto era cominciato nel 1913. In un viaggio in treno verso Schaffhausen, Jung ebbe la visione di una terribile alluvione che inondava l'Europa – macerie, galleggianti e migliaia di morti – che, come avrebbe detto più tardi, preconizzavano i disastri delle Prima guerra mondiale. Jung, quarantenne e professionalmente affermato, sfida a viso aperto visioni e sogni di questo tipo, non sapendogli dare una interpretazione immediata. Inizia così, nel pieno di una crisi personale, l'esperimento su se stesso (che poi avrebbe chiamato il suo «confronto con l'inconscio») che proseguirà fino al 1930. Sviluppa uno specifico metodo di esplorazione psicologica – detto «immaginazione attiva» – finalizzato a consentirgli di «andare alla base dei processi interiori», «tradurre le emozioni in immagini» e «cogliere le fantasie che sollecitavano dal sottosuolo».
In un primo tempo Jung annota le sue fantasie nei Libri neri, quindi le rielabora aggiungendovi una serie di riflessioni e le trascrive in scrittura calligrafica, corredandole di illustrazioni, nel Liber novus, rilegato in pelle rossa, da cui il nome Libro rosso. L'originale è stato esposto, nell'ultimo anno, insieme ad altri materiali a New York e in California. La mostra inaugurata ieri a Zurigo espone anche le sculture che appartennero a Jung e, per la prima volta, gli originali dei Libri neri e le pergamene su cui egli scriveva in caratteri miniati. Sapeva che il suo non era il lavoro di un "artista", né voleva abbandonare la propria mentalità "scientifica", benché fosse dalla consapevolezza dei limiti di quella che era scaturito il proprio disagio di fronte al fluire dinamico dell'irrazionale e dell'inconscio. «Il lavoro sull'inconscio va fatto in primo luogo per noi stessi – scriveva Jung –, anche se indirettamente andrà a beneficio dei nostri pazienti.
Il pericolo è quello della follia profetica, spesso in agguato quando si ha a che fare con l'inconscio. È il Diavolo che dice: disprezza la ragione e la scienza, eccelsi poteri dell'uomo. Questo fatto non va mai dimenticato, anche se siamo costretti a riconoscere l'esistenza dell'irrazionale».

Carl Gustav Jung (1875–1961) è stato il fondatore della psicologia analitica, dopo essersi separato da Freud, insistendo sulle nozioni di archetipo, tipi psicologici e inconscio collettivo. Nel 1913, quarantenne e realizzato, è colto da incubi e visioni che annoterà nel «Libro Rosso», testo rimasto segreto fino a oggi
il libro rosso Carl Gustav Jung 


a cura di Sonu Shamdasani
Bollati Boringhieri, Torino pagg. 372 + XXII | € 150 Mostra a Zurigo al Museum Rietberg, fino al 10 marzo 2011 










martedì 17 aprile 2012

Istituto Erich Fromm. L’origine della paranoia potrebbe risalire a una prima infanzia fatta di freddezza affettiva.

Istituto Erich Fromm

L’origine della paranoia potrebbe risalire a una prima infanzia fatta di freddezza affettiva. Le persone che ne soffrono tendono a sviluppare processi mentali di logica formale rigidi, spesso lontani dalla realtà. La particolarità del pensiero paranoico, che non a caso veniva chiamato «folie raisonnante», è di essere insieme logico e impossibile, coerente e contraddittorio, umano e disumano. I nessi causali costruiti dal paranoico gradualmente perdono la misura, si fanno dogmi, verità elargite da quel Dio che sostituiscono.




sabato 7 aprile 2012

Fumetti Filosofici


I sentieri della ragione

http://elisa-elisa20.blogspot.it/2012/02/fumetti-di-filosofia-2.html

La filosofia:le domande della vita. L'uomo è l'origine e lo scopo ultimo del domandare.Egli si interroga intorno a se stesso,e la filosofia è una modalità con la quale egli cerca delle risposte.Le domande filosofiche pongono in questione l'essere di colui che domanda,cioè il senso, l'origine e il destino della sua esistenza."Fare filosofia" significa saper formulare correttamente dei quesiti, cercando di individuare delle risposte argomentate,coerenti, tali cioè da mostrarsi "veraci".
Dopo aver attuato una minuziosa ricerca, in quanto interessata all'argomento, sono riuscita a trovare un po di fumetti filosofici. Ho pensato di metterli nel blog cosi vi potete rendere conto della loro struttura e finalità.

























































































A mio avviso i fumetti sono un mezzo divertente e simpatico per far conoscere la filosofia anche ai bambini in quanto presentano una struttura molto semplice, elementare in modo tale da facilitare la comprensione dei concetti filosofici, i quali, a volte sono di difficile comprensione. In Italia, secondo me, dovrebbero adottare questo metodo per iniziare a insegnare la filosofia anche nelle scuole elementari. Mi auguro che in futuro, nella società, si possa raggiungere consapevolmente questo traguardo.

giovedì 5 aprile 2012

Il mondo di percezioni. Non possiamo in alcun modo entrare in contatto con l'originale del mondo che si trova nel nostro cervello. Come è stato dimostrato, tutto ciò di cui facciamo esperienza, che vediamo, udiamo, e di cui abbiamo impressioni nel corso della nostra vita, si trova nel nostro cervello



IL MONDO DI PERCEZIONI
http://www.segretoaldiladellamateria.com/percezioni.htm

Non possiamo in alcun modo entrare in contatto con l'originale del mondo che si trova nel nostro cervello.
Come è stato dimostrato, tutto ciò di cui facciamo esperienza, che vediamo, udiamo, e di cui abbiamo impressioni nel corso della nostra vita, si trova nel nostro cervello. Per esempio, qualcuno che guarda fuori dalla finestra seduto su una poltrona sente la durezza della stessa e la scivolosità del materiale di cui essa è composta nel suo cervello. L'odore del caffè proveniente dalla cucina si trova nella mente, non in quel luogo un po' distante che è la cucina. Il panorama del mare, con gli uccelli e gli alberi che contempla dalla finestra sono tutte immagini costituitesi nel cervello. Anche l'amico che sta servendo il caffè, e il gusto del caffè, esistono nel cervello. In breve, chi, seduto nel suo soggiorno, guarda fuori dalla finestra, in verità osserva il suo soggiorno e il panorama su uno schermo nel suo cervello. Ciò che un essere umano descriverebbe come "la mia vita" è una collezione di tutte le percezioni riunite in maniera sensata e osservate su uno schermo nel cervello. Non si può in alcun modo uscire dal proprio cervello.
Non è in alcun modo possibile conoscere la reale natura del mondo materiale originale esterno al cervello. Non possiamo sapere se l'originale, per esempio il verde di una foglia, corrisponda a come lo percepiamo. Parimenti, non possiamo in alcun modo scoprire se un dessert è davvero dolce o se questo è solo il modo in cui il cervello lo percepisce. Si immagini, per esempio, un paesaggio che si è visto in passato. Per quanto non ci stia è di fronte, lo si vede nel cervello. Rita Carter, autrice di testi scientifici, afferma che non è realmente possibile vedere l'originale quando si osserva un volto o un panorama, ma un'interpretazione dell'originale o una versione che ne è una completa ricostruzione. Aggiunge che per quanto perfetta possa essere la riproduzione di queste copie, saranno comunque diverse o inferiori rispetto all'originale. (Rita Carter, Mapping the Mind (Mappare la mente), University of California Press, London, 1999, p. 135)
Lo stesso accade quando si contempla un paesaggio. Non c'è di fatto differenza tra l'immaginare un paesaggio quando esso è ormai lontano e il vederlo da vicino. Perciò, quando si contempla un panorama in realtà ciò che si vede non è che una versione costruita nel cervello, non l'originale.
Chiunque consideri ciò attentamente coglierà la verità in maniera chiara. Una persona che lo ha fatto, George Berkeley, esprime tale verità nel suo Trattato sui principi della conoscenza umana:
Con la vista ricevo le idee di luce e colori, nelle loro molteplici gradazioni e variazioni. Con il tatto percepisco il duro e il soffice, il caldo e il freddo, il movimento e la resistenza. L'olfatto mi fa conoscere gli odori; il palato i sapori; l'udito mi comunica i suoni. E quando si nota che tanti di questi aspetti si accompagnano, avviene che gli si dà un nome, e che vengano considerati come una cosa sola. Perciò, per esempio, se si nota che un certo colore, sapore, odore, una certa forma e consistenza si ritrovano insieme, ci si riferisce a essi come a un oggetto preciso, che si denota con il nome mela; altri raggruppamenti di idee costituiscono una pietra, un albero, un libro e altre simili cose sensibili.12
La verità che Berkeley esprime con queste parole è questa: noi definiamo un oggetto interpretando le diverse sensazioni di cui abbiamo esperienza nel cervello. Come nel caso del suo esempio, il sapore e l'odore di una mela, la sua durezza e rotondità e quelle sensazioni collegate alle sue altre qualità sono percepite dal nostro cervello come un intero che noi percepiamo quindi come una mela. Non possiamo, però, mai entrare in relazione con l'originale della mela, ma solo con la nostra percezione di essa. Ciò che possiamo vedere, odorare, gustare, toccare o udire sono solo copie all'interno del cervello.
Quando si considera tutto ciò che è stato finora discusso, la verità si rivela in tutta chiarezza. Per esempio:
o Se possiamo vedere una strada piena di luci colorate e tutti i colori con le loro splendenti sfumature nel cervello, dove non c'è luce reale, allora vediamo copie di insegne, luci, lampioni e fari di auto, prodotte dai segnali elettrici all'interno del cervello
o Dal momento che nessun suono può entrare nel cervello, non possiamo in alcun modo udire le voci originali dei nostri cari. Udiamo solo copie.
o Non possiamo sentire il fresco del mare, il calore del sole - ne percepiamo solo le copie nel nostro cervello
o Allo stesso modo, nessuno è mai stato in grado di gustare l'originale della menta. Il sapore che si riconosce come menta è solo una percezione che si trova nel cervello. Questo perché non si può toccare l'originale della menta, vedere l'originale della menta o odorare o gustare l'originale della menta.
NON SI PUÒ IN ALCUN MODO USCIRE DALLO SPAZIO DEL CERVELLO NEL CORSO DELLA VITA
Immagina di entrare in una stanza scura che contenga un grande schermo televisivo. Se potessi osservare l'esterno solo attraverso questo schermo, naturalmente ben presto ti annoieresti e vorresti uscire.
Rifletti per un momento sul fatto che il luogo in cui sei non è diverso. Dentro il tuo scuro, piccolo cranio, simile a una scatola, nel corso della tua vita osservi le immagini del mondo esterno. Continui a osservare tutte queste immagini nel tuo cervello senza uscire da questo piccolo luogo e non te ne stanchi mai.
Inoltre, non crederesti mai di osservare tutte queste cose da un singolo schermo. Le immagini sono così convincenti che in migliaia di anni, miliardi di persone non sono riuscite a rendersi conto di questa grande verità.
In conclusione, nel corso della nostra vita facciamo esperienza di percezioni-copia che ci sono mostrate. Tali copie, però, sono così realistiche che non ne intendiamo mai la vera natura. Per esempio, si sollevi la testa e si dia un'occhiata in giro per la stanza. Si vedrà di essere in una stanza piena di mobili. Quando si tocchino i braccioli della poltrona in cui si siede, se ne averte la durezza come se si toccasse davvero l'originale. Il realismo di queste immagini che vengono mostrate, e l'arte eccelsa nella creazione di queste immagini, sono sufficienti a convincere miliardi di altre persone che tali immagini sono "concrete". Anche se la maggior parte delle persone ha letto che ogni sensazione relativa al mondo si costituisce nel cervello, dal momento che ciò viene insegnato nei corsi di biologia delle scuole superiori, le immagini sono così convincenti che si crede con difficoltà che esse siano solo fantasie nel loro cervello. La ragione di ciò è che ogni immagine è creata in maniera molto realistica e perfetta.
Alcune persone accettano il fatto che le immagini si trovino nel cervello, ciò nonostante sostengono che gli originali delle immagini siano esterni. Ma non è possibile provarlo in alcun modo, perché nessuno è stato in grado di andare al di là dalle percezioni che esistono nel cervello. Tutti vivono nella cella che si trova nel cervello, e nessuno può fare esperienza di nulla tranne di ciò che gli è mostrato dalle sue percezioni. Di conseguenza, non si può sapere in alcun modo cosa accade al di fuori delle proprie percezioni. Perciò dire "Là fuori ci sono gli originali" sarebbe di fatto un'assunzione ingiustificata, perché non c'è nulla che possa essere impugnato come prova. Inoltre, anche se là fuori ci fossero gli originali, tali "originali" verrebbero comunque visti dal cervello, e ciò significa che l'osservatore avrebbe a che fare con le immagini costituite nel suo cervello. Di conseguenza tali affermazioni sono insostenibili perché le persone non sono in grado di entrare in contatto con "gli equivalenti materiali" di cui assumono l'esistenza.
Va anche sottolineato che lo sviluppo scientifico o tecnologico non può cambiare nulla, perché ogni scoperta scientifica o invenzione tecnologica si forma nella mente delle persone, e di conseguenza non può essere di nessun aiuto a che le persone entrino in contatto con il mondo esterno.
Le opinioni di rinomati filosofi come B. Russell e L. Wittgenstein su questo argomento sono le seguenti:
Per esempio, che un limone esista veramente o meno e come abbia avuto origine non può essere discusso o indagato. Un limone consiste meramente di un sapore sentito dalla lingua, un odore sentito dal naso, un colore e una forma di cui gli occhi hanno sensazione; e solo tali caratteristiche possono essere oggetto di esame e giudizio. La scienza non può in alcun modo conoscere il mondo fisico.13
Il filosofo G. Berkeley cha chiaramente affermato che le nostre percezioni esistono solo nella nostra mente e che saremmo in errore presumendo senza riflettere che esse esistano nel mondo esterno:
Crediamo nell'esistenza degli oggetti solo perché li vediamo e tocchiamo, e perché essi ci vengono rivelati dalle nostre percezioni. Le nostre percezioni, però, sono solo idee nella nostra mente. Perciò, gli oggetti che cogliamo tramite le nostre percezioni non sono altro che idee, e queste idee non sono sostanzialmente in alcun luogo se non nella nostra mente. Visto che tutto ciò esiste solo nella mente, allora significa che siamo sedotti da chimere quando immaginiamo che l'universo e le cose abbiano un'esistenza al di fuori della mente. Nessuno degli oggetti che ci circondano ha quindi un'esistenza esterna alla nostra mente. 14
Va aggiunto che non è importante per le persone che qualcosa con cui non si possa entrare in contatto, che non si possa vedere o toccare, esista o meno, perché indipendentemente dall'esistenza o meno di un mondo materiale, un essere umano osserva solo il mondo di percezioni nel suo cervello. Non ci si può in alcun modo imbattere nel vero originale di un oggetto fisico. Inoltre è sufficiente per tutti vederne la copia. Per esempio, chi si aggiri in un giardino con fiori colorati non vede il giardino originale, ma la copia di esso nel suo cervello. Questa copia del giardino, però, è così realistica che ognuno riceve piacere da essa, come se fosse reale, anche se di fatto è immaginaria. Miliardi di persone, fino al giorno d'oggi, hanno presunto di vedere l'originale di ogni cosa. Di conseguenza, non c'è ragione che le persone si interessino a ciò che è "all'esterno".
Anche il senso della distanza è una percezione che ha luogo nel cervello
Si immagini una folla lungo una strada con negozi, edifici, automobili, clacson che suonano. Quando si osservi tutto questo, appare reale. Per tale motivo, la maggior parte delle persone non riesce a capire che ciò che vede è prodotto nel cervello, e assume che sia tutto reale. Ciò che vedono è stato creato in un modo talmente perfetto che è impossibile comprendere che l'immagine che viene percepita come reale non è il mondo originale esterno, ma solo un'immagine riprodotta che esiste nella mente.

Una persona che guida un'automobile pensa che la strada e gli alberi che sta oltrepassando siano lontani da lui. Tutto ciò che vede, però, è in realtà su un piano unico nel suo cervello proprio come in una fotografia.
Gli elementi che rendono ciò che si vede tanto convincente ed effettivo sono la distanza, la profondità, il colore, l'ombra e la luce. Questi effetti sono impiegati con una tale perfezione da diventare, nel cervello, un'immagine tridimensionale, colorata e nitida. Quando, a ciò che si vede, si aggiunge una quantità infinita di dettagli, emerge un intero nuovo mondo che, senza rendersene conto, si presume sia reale nel corso dell'intera esistenza, sebbene non sia che un'interpretazione nella nostra mente.
Si immagini ora di guidare un'automobile. Il volante è a una certa distanza dalle braccia e c'è un gruppo di semafori a circa 100m di distanza. L'automobile in fronte dista circa 10m, mentra ci sono montagne all'orizzonte, che, secondo le stime, dovrebbero trovarsi a molti chilometri di distanza. Tutte queste stime, però, sono errate. Né l'automobile né le montagne sono alla distanza che si presume. Di fatto, tutto ciò che si vede, come su una pellicola cinematografica, esiste su un fotogramma bidimensionale, su un'unica superficie all'interno del cervello. Le immagini che vengono riflesse all'occhio sono bidimensionali, come quelle su uno schermo televisivo. Date queste condizioni, come può formarsi la percezione di profondità e distanza?
Ciò a cui ci si riferisce come senso della distanza è un modo di vedere in tre dimensioni. Gli elementi che causano l'effetto di distanza e profondità delle immagini sono la prospettiva, l'ombra e il movimento. La natura della percezione, la quale viene definita percezione spaziale in ottica, è fornita da sistemi molto complicati. Tale sistema può essere descritto semplicemente così: l'immagine che giunge all'occhio è bidimensionale. Ciò a dire che ha le misure di altezza e larghezza. Il senso di profondità e distanza deriva dal fatto che due occhi vedono due diverse immagini nello stesso momento. L'immagine che giunge a ognuno degli occhi si differenzia dall'altra in termini di angolazione e luce. Il cervello monta queste due diverse immagini per costituire il nostro senso di profondità e distanza.
È possibile fare un esperimento per comprendere meglio questo fatto. Primo, si tenda il braccio destro in avanti tenendo l'indice alzato. Si fissi ora lo sguardo sul dito e si chiuda quindi prima l'occhio sinistro e poi quello destro. Dato che due diverse immagini raggiungono ciascun occhio, si vedrà il dito muoversi leggermente da una parte. Si aprano ora entrambi gli occhi e, continuando a fissare l'indice destro, si porti l'indice sinistro il più vicino possibile all'occhio. Si noterà che il dito più vicino avrà creato due immagini. Ciò accade perché ora si è costituita, nel dito più vicino, una profondità diversa da quella del dito più lontano. Se si aprono e si chiudono gli occhi uno dopo l'altro, si vedrà che il dito più vicino all'occhio sembrerà muoversi di più di quello lontano. Ciò è dovuto alla differenza crescente tra le immagini che appaiono in ognuno degli occhi.
Quando si gira un film tridimensionale si utilizza questa tecnica; le immagini girate da due angolazioni diverse vengono poste sullo stesso schermo. Il pubblico porta degli occhiali speciali che hanno un filtro colorato e polarizzano la luce. I filtri degli occhiali filtrano una delle due scene, e il cervello trasforma le due in una singola immagine tridimensionale.

TUTTI GLI OGGETTI CHE PERCEPISCI COME LONTANI DA TE SONO DI FATTO NEL TUO CERVELLO



In questa figura, la linea sullo sfondo sembra due volte più grande della linea davanti. In verità, però, entrambe le linee sono della stessa misura. Come possiamo vedere da questo esempio, l'uso di linee, prospettiva, luce e ombra fa sì che le persone osservino gli stessi oggetti in modo diverso. Di fatto, tutti questi oggetti sono visti in un singolo luogo, nel centro della visione del cervello.
La percezione della profondità su una retina bidimensionale è molto simile alla tecnica usata dagli artisti per dare all'osservatore un'impressione di profondità in un quadro bidimensionale. Vi sono alcuni fattori che danno origine all'impressione di profondità, come la disposizione degli oggetti uno sull'altro, le linee prospettiche del cielo, cambiamenti nella grana, prospettiva lineare, le dimensioni, l'altezza e il movimento. Per esempio il cambiamento di grana è molto importante nella percezione della profondità. Per esempio, il terreno su cui camminiamo in una fattoria piena di fiori è in realtà una trama. Le trame più vicine a noi sono più dettagliate mentre le trame più lontane sembrano sbiadite e più difficili da distinguere. Perciò, è più facile stimare la distanza degli oggetti presenti su una trama. Inoltre, anche l'impressione di ombra e luce contribuisce alla percezione di un'immagine tridimensionale.

Uno degli elementi significativi che fornisce il senso di profondità è la differenziazione della trama. Le trame più vicine a noi possono essere osservate in dettaglio mentre quelle più lontane appaiono meno chiaramente. Per esempio, come possiamo osservare dalla figura di lato, una trama tridimensionale è stata creata su un foglio di carta con il senso di profondità e, sebbene tutti i punti nella figura in alto siano bianchi, appaiono sia bianchi che neri.
La ragione per cui ammiriamo un quadro dipinto da un artista di successo è il senso di profondità e realismo che è stato dato al quadro, creato usando gli elementi di ombra e prospettiva.
La prospettiva deriva dal fatto che gli oggetti distanti sembrano più piccoli in proporzione a quelli più vicini, in relazione alla persona che li sta guardando. Per esempio, quando guardiamo un panorama, gli alberi lontani sembrano piccoli, mentre quelli vicini sembrano grandi. Nello stesso modo, in un quadro con una montagna sullo sfondo, la montagna è disegnata più piccola della persona in primo piano. Nella prospettiva lineare, gli artisti usano linee parallele. Per esempio, i binari ferroviari danno una impressione di distanza e profondità incontrandosi con l'orizzonte.
Il metodo che i pittori usano nel dipingere è valido anche per l'immagine che si trova nel cervello. La profondità, la luce e l'ombra sono prodotte con lo stesso metodo nello spazio bidimensionale del cervello. Quanti più sono i dettagli di ciò che vediamo, tanto più questo sembra realistico e tanto più inganna i nostri sensi. Ci comportiamo come se ci fossero profondità e distanza reali, come se ci fosse una terza dimensione. Tutto ciò che si vede, però, è come un fotogramma su una superficie piatta. La corteccia visiva del cervello è estremamente piccola! Le distanze, le immagini come quelle di case distanti, le stelle nel cielo, la luna, il sole, gli aeroplani che volano nel cielo, e gli uccelli - sono tutti stipati in questo piccolo spazio. Ciò a dire che, tecnicamente, non c'è distanza tra un bicchiere che si può prendere allungando la mano e un aereoplano che, guardando in alto, si considererebbe a migliaia di chilometri di altezza; tutto ciò è su un'unica superficie, quella nel centro sensoriale del cervello.
Per esempio, una nave che scompare all'orizzonte in verità non è lontana miglia e miglia. La nave è nel cervello. Il davanzale che si sta guardando, il pioppo di fronte alla finestra, la strada di fronte alla casa, il mare e la nave sul mare sono tutti nell'area visiva del cervello, su una superficie bidimensionale. Proprio come un pittore può riprodurre l'impressione di distanza su una tela bidimensionale usando le proporzioni tra le grandezze, gli elementi di colore, ombra e luce e prospettiva, così anche il senso della distanza può formarsi nel cervello. In conclusione, il fatto che abbiamo la sensazione che gli oggetti siano lontani o vicini non dovrebbe ingannarci, perché la distanza è una sensazione come tutte le altre.
CREARE UNA FIGURA CON PROFONDITÀ SU UNA SUPERFICIE BIDIMENSIONALE


C'è una profondità molto realistica in tutte queste figure. Con l'uso di ombra, prospettiva e luce si può costruire una scena tridimensionale con profondità su una tela bidimensionale. Questo elemento di realismo può aumentare a seconda dell'abilità del pittore. Lo stesso si può dire per la nostra percezione visiva, dal momento che l'immagine che raggiunge la retina ha di fatto un'esistenza bidimensionale. Le immagini che raggiungono ognuno degli occhi, però, diventano una singola immagine, così che il nostro cervello percepisce un'immagine tridimensionale con una sua profondità.

Sei tu nella stanza, o è la stanza a essere dentro di te?
Il nostro corpo altro non è che una serie di immagini formate all'interno del cervello.
Una delle ragioni che impedisce di comprendere che le immagini viste sono in realtà sensazioni nel cervello sta nel fatto che le persone vedono il loro corpo nell'immagine. Esse giungono a questa conclusione errata: "Visto che io sono in questa stanza, la stanza non si trova nel mio cervello". L'errore sta nel dimenticare che anche il loro corpo è un'immagine. Proprio come tutto ciò che vediamo intorno a noi è un'immagine che esiste nel cervello, così anche il nostro corpo esiste sotto forma di immagine nel cervello. Per esempio, seduti su una poltrona, si può vedere ciò che del corpo è sotto il collo. Anche quest'immagine è prodotta dallo stesso sistema percettivo. Quando si posa una mano su una gamba, si ha un'impressione cinestetica nel cervello. Ciò significa che si vedi il proprio corpo nel cervello, e si percepisce se stessi toccare il corpo nel cervello.
Se il corpo è un'immagine nel cervello, la stanza è dentro di te o sei tu a essere nella stanza? L'ovvia risposta è: "La stanza è dentro di te". E si vede l'immagine del proprio corpo dentro la stanza, che a sua volta è nel cervello.
Proviamo a spiegarlo con un esempio. Poniamo che si chiami l'ascensore. Quando arriva, il vicino, che vive al piano di sopra, è dentro. Si entra nell'ascensore. In verità: si è all'interno dell'ascensore o è l'ascensore a essere all'interno di noi? La verità è: ogni cosa, l'ascensore con le immagini del vicino e del proprio corpo, si trova all'interno del nostro cervello.
In conclusione, noi non siamo "dentro" a nulla. Tutto è dentro di noi; tutto si trova nel cervello. Il sole, la luna, le stelle o un aereoplano che vola nel cielo a molte miglia di distanza non possono cambiare questa verità. Il sole e la luna, come il libro che si ha in mano, sono solo immagini che si trovano in un'area visiva molto piccola nel cervello.
Dal momento che il tuo corpo è un'immagine vista nel tuo cervello, la domanda è questa: sei tu ad essere dentro la stanza, o la stanza è dentro di te? La risposta è chiara: ovviamente, la stanza è dentro di te, nel centro della visione del tuo cervello.

Il mondo delle sensazioni può formarsi senza l'esistenza del mondo esterno
Un elemento che rende nulla l'affermazione che il mondo delle sensazioni che proviamo ha un equivalente materiale, è che non abbiamo bisogno di un mondo esterno perché le sensazioni si formino nel cervello. Molti sviluppi tecnologici come i simulatori, e anche i sogni, sono le più importanti prove di questa verità.
L'autrice di testi scientifici Rita Carter afferma, nel suo libro Mapping The Mind (Mappare la mente), che "gli occhi non hanno bisogno di vedere", e descrive in modo esauriente un esperimento fatto dagli scienziati. Nell'esperimento, si munivano pazienti ciechi di un'attrezzatura in grado di trasformare immagini video in impulsi vibratori. Una telecamera posta vicino agli occhi dei soggetti propagava gli impulsi alla schiena così che essi ricevevano un input sensoriale continuo dal mondo visivo. I pazienti, dopo un certo tempo, iniziarono a comportarsi come se fossero davvero in grado vedere. Per esempio, era stato inserito uno zoom in una delle attrezzature, in modo da poter ravvicinare l'immagine. Quando lo zoom veniva attivato senza avvertire in precedenza il paziente, questi aveva l'istinto di proteggersi con le braccia perché l'immagine sulla sua schiena si ingrandiva all'improvviso come se il mondo si stesse ingrandendo.15
In un esperimento, si mostravano delle immagini a persone cieche, tramite un'attrezzatura. Attraverso questa, tali persone non vedenti erano in grado di vedere alcune immagini molto realistiche che non appartenevano al mondo esterno, ma erano prodotte artificialmente. Erano sotto l'impressione che qualcosa gli si stesse avvicinando, si facevano quindi indietro per proteggersi.
Come questo esperimento dimostra, è possibile costituire sensazioni anche quando esse non sono causate da equivalenti materiali nel mondo esterno. Tutti gli stimoli possono essere creati artificialmente.

"Il mondo delle sensazioni" di cui facciamo esperienza nei sogni
Una persona può fare esperienza di ogni sensazione in modo vivido senza la presenza del mondo esterno. L'esempio più ovvio di questo fatto sono i sogni. Una persona è distesa sul letto con gli occhi chiusi, quando sogna. Eppure, nonostante ciò, sente tante cose di cui fa esperienza nella vita reale, e tale esperienza è tanto realistica che i sogni sono indistinguibili dalla reale esperienza della vita. Tutti coloro che leggono questo libro avranno spesso testimoniato questa verità nei loro sogni. Per esempio, una persona stesa, di notte, da sola su un letto in un'atmosfera tranquilla e silenziosa potrebbe, nel suo sogno, vedere se stessa in pericolo in un luogo molto affollato. Potrebbe fare esperienza dell'evento come se fosse reale, scappare dal pericolo in preda alla disperazione e nascondersi dietro un muro. Inoltre, le immagini oniriche possono essere così realistiche da indurre paura e panico come se fosse davvero in pericolo. Ogni volta che sente un rumore ha il cuore in gola, trema dalla paura, i palpiti del cuore aumentano, suda e mostra le altre affezioni cui è soggetto il corpo umano in una situazione di pericolo. Non c'è, però, nessun equivalente esterno degli eventi dei suoi sogni. Esistono solo nella sua mente.

Quando una persona sogna di essere in un giardino in una mattina invernale con un freddo pungente, può sentire il freddo e iniziare a tremare. Non c'è vento né freddo, però, nel luogo particolare dove si trova. Potrebbe persino dormire in una stanza molto calda. Nondimeno, sente il freddo in tutto il suo realismo. Non c'è differenza tra il freddo che sente nel mondo reale e il freddo che sente nel sogno.
Una persona che dorme in un comodo letto nella sua casa può sognare di trovarsi in mezzo a una guerra. E potrebbe anche sentire la paura, la tensione e il panico della battaglia come se questa avesse luogo nel mondo reale. Ma in quel momento sta dormendo da solo in un comodo letto. I rumori e le immagini realistiche che vede in sogno hanno luogo nella sua mente.
Una persona che, in sogno, cada da una grande altezza avverte queste esperienza con tutto il corpo, pur se distesa nel letto in completa immobilità. Oppure, si potrebbe sognare di scivolare in una pozzanghera, di infradiciarsi e di avere freddo a causa di un vento freddo. In tali casi, però, non c'è la pozzanghera né c'è il vento. Inoltre, nonostante si stia dormendo in una stanza molto calda, si può provare un senso di umidità e freddo, come se si fosse in stato di veglia.
Si può essere convinti di essere in relazione con l'originale del mondo materiale nei propri sogni. Si può mettere la mano sulla spalla del proprio amico quando questi dice "La materia è un'immagine; non è possibile entrare in relazione con il mondo originale", e poi chiedere: "Sono forse un'immagine ora? Non senti la mia mano sulla tua spalla? Se sì, come puoi essere un'immagine? Cosa ti fa credere questo? Facciamo una gita nel Bosforo; possiamo parlarne e così potrai spiegarmi che cosa ne pensi". Il sogno che si percepisce nel proprio sonno profondo è così chiaro che si accende il motore con piacere e si accelera lentamente, poi si fa quasi fare un balzo in avanti all'automobile spingendo all'improvviso sul pedale. Mentre si percorre la strada, gli alberi e le strisce sull'asfalto sembrano nitide a causa della velocità. A ciò si aggiunge che si respira l'aria pulita del Bosforo. Ma si supponga che il sonno venga interrotto repentinamente dalla sveglia, che suona proprio quando si è pronti a dire al proprio amico che ciò che viene vissuto in quel momento non è un sogno. Non si farebbero le stesse obiezioni indipendentemente dal fatto di essere in stato di sonno o di veglia?
Al risveglio, si comprende che ciò che si è visto fino a quel momento è un sogno. Ma per qualche motivo non si sospetta che la vita, la quale inizia con un'immagine "a occhi aperti" (ciò che si suole chiamare "la vita reale") può essere anch'essa un sogno. Il modo in cui percepiamo le immagini nella "vita reale", però, è esattamente lo stesso in cui percepiamo i nostri sogni. Vediamo entrambe la cose nella mente. Non è possibile comprendere che esse sono immagini se non al risveglio. Solo allora si dice: "Ciò che ho appena visto era un sogno". Così, come è possibile provare che quanto si vede in qualsiasi momento non sia che un sogno? L'ipotesi secondo la quale il momento che si sta vivendo è reale potrebbe derivare solo dal fatto che non ci si è ancora svegliati. È possibile scoprire questo fatto quando ci si sarà risvegliati da questo "sogno a occhi aperti", più lungo dei sogni che facciamo ogni giorno. Non abbiamo prove che dimostrino il contrario.
Una persona che dorme a casa sua può vedere, mentre sogna, se stesso su un carro che sta girando velocemente. Può sentire in maniera realistica il vento di cui farebbe esperienza su un carro che si muove rapidamente nel mondo reale.
Molti studiosi islamici hanno anche dichiarato che la vita intorno a noi è solo un sogno, e che solo quando saremo svegliati da quel sogno con "un grande risveglio", le persone saranno in grado di comprendere che vivono in un mondo di sogno. Un grande studioso islamico, Muhyiddin Ibn al-'Arabi, chiamato Shaykh Akbar (lo Shaykh più grande) per la sua conoscenza superiore, paragona il mondo ai nostri sogni citando un detto del Profeta Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda pace):
Il Profeta Muhammad [che Dio lo benedica e gli conceda la pace] disse che "l'uomo dorme e quando muore si sveglia". Ciò a dire che gli oggetti visti nel mondo quando si è vivi sono simili a quelli visti nel sonno mentre si sogna, il che significa che esistono nell'immaginazione.16


Si potrebbe sognare di discutere con un amico che sostiene che la materia è solo un sogno. Si può mettere il braccio sulla spalla del proprio amico e chiedergli: "Io sono un sogno ora? Non senti la mia mano sulla tua spalla? Allora, come puoi essere un sogno?"
Poi si invita l'amico in automobile per un giro: "Dai, andiamo a fare un giro vicino al mare, e mi dirai che cosa ti fa pensare queste cose."

Il sogno che si percepisce è così realistico che ci può avere la sensazione di accendere l'automobile, spingere sull'acceleratore e quasi far fare un balzo in avanti all'automobile, proprio come in un'auto nel mondo reale.
Mentre si guida l'auto con il proprio amico, si può sentire l'odore del mare, udire il rumore delle onde e sentire il vento soffiare, come nel mondo reale.
Quando si accelera, si possono vedere gli alberi scomparire dietro di sé sul lato della strada. Tutte queste visioni nel sogno non differiscono dalla realtà.
Nel momento in cui si prova a convincere il proprio amico che tutte queste cose sono reali, si viene svegliati dalla sveglia. E quando ci si alza, ci si rende conto che tutto ciò che si è visto, della cui realtà si era così sicuri, era solo un sogno. Ma se anche ora si fosse in un sogno, da cui ci si sveglierà presto?

In un versetto del Corano, si dice che, nel Giorno del Giudizio, gli uomini, quando saranno resuscitati, dovranno dire:
... dicendo: «Guai a noi! Chi ci ha destato dalle nostre tombe! È quello che il Compassionevole aveva promesso: gli inviati avevano detto il vero».
(Sura Ya Sin: 52)
PUÒ DARSI CHE TU OSSERVI LA TUA VITA DA QUALCHE ALTRO POSTO PROPRIO COME OSSERVI I TUOI SOGNI
Una persona che beve il caffè in sogno può sentire il sapore preciso di zucchero, latte e caffè, pur non essendovi caffè o altre bevande. Se qualcuno andasse da lui e gli dicesse che sta solo sognando, e che non c'è caffè, allora costui negherebbe un'idea del genere. Potrebbe chiedere come possa essere solo un'immagine se sente il calore del caffè sulla lingua, e se avendolo bevuto non ha più sete. Chiederebbe come possa togliergli la sete se non fosse reale. Capirebbe, però, solo dopo essersi svegliato, che il caffè che credeva di avere bevuto era un'immagine che aveva preso forma nel suo cervello, e che le sensazioni di calore e sete, che sentiva nel bere il caffè, erano percezioni che avevano preso forma nel suo cervello.
Le nostre esperienze oniriche e il mondo reale si basano sulla stessa logica. Facciamo esperienza sia dei sogni sia del mondo reale nella nostra mente. La sola ragione per cui pensiamo che i nostri sogni siano immaginari è che, quando ci svegliamo, ci troviamo nel nostro letto, così pensiamo che in realtà stavamo dormendo e abbiamo visto tutto nel nostro sogno.
Cosa accadrebbe se non ci svegliassimo e continuassimo a sognare? Saremmo in grado di renderci conto di non entrare davvero in relazione con gli originali delle cose che viviamo e vediamo nel sogno?
Ovviamente no. A meno che non ci svegliamo e scopriamo di avere dormito, non possiamo in alcun modo renderci conto di avere sognato, e di avere passato la vita intera assumendo che fosse la nostra vita reale.
Quindi, come possiamo provare che la nostra vita reale non sia un sogno? Abbiamo informazioni su ciò che accade quando lasciamo questa vita e ci troviamo a osservare le immagini della nostra vita presente da un posto diverso?

Come mostra il versetto, le persone si risveglieranno nel Giorno del Giudizio come se si svegliassero da un sogno. Come qualcuno svegliato nel bel mezzo di un sogno durante un sonno profondo, queste persone chiederanno, analogamente, chi sia stato a risvegliarli. Come mette in evidenza il versetto, il mondo intorno a noi è come un sogno e tutti saranno svegliati da questo sogno, e inizieranno a vedere le immagini dell'aldilà, dove è la vita reale.
Mondi prodotti superficialmente
La tecnologia moderna presenta molti importanti esempi di come l'esperienza sensoriale può essere simulata con un alto grado di realismo, senza l'aiuto di nessun mondo esterno o materiale. In particolare, la tecnologia chiamata "realtà virtuale", che si è sviluppata notevolmente negli ultimi anni, ci permette di intuire qualcosa in proposito.
Detto con semplicità, la realtà virtuale consiste nel mostrare immagini animate tridimensionali generate su un computer in modo da creare un "mondo reale" per mezzo di alcune apparecchiature. Questa tecnologia, che è usata in vari campi per diversi scopi, è chiamata "realtà artificiale" o "mondo virtuale" o "atmosfera virtuale". La caratteristica più importante della realtà virtuale è che la persona che usa uno strumento particolare pensa che ciò che vede sia reale, ed è ammaliato da quell'immagine. Per questo, recentemente, è entrata nell'uso anche l'aggettivo "immersivo" per descrivere la realtà virtuale, dove "immersivo" significa che coinvolge profondamente (per esempio, realtà virtuale immersiva).
Simulatori usati per la realtà virtuale. Grazie all'apparecchiatura che usa, la persona nella foto in alto sta immaginando di toccare dell'acqua che scorre velocemente. Le persone mostrate in basso stanno osservando se stesse nel ruolo di protagonisti nel film che viene loro mostrato e si entusiasmano per ciò di cui fanno esperienza.
Gli strumenti usati per creare un mondo virtuale sono un casco (che contiene uno schermo per le immagini) e un paio di guanti elettronici (per le impressioni tattili). Un dispositivo nel casco controlla i movimenti e l'angolazione della testa per dare sullo schermo un'immagine coerente all'angolazione e alla posizione della testa. A volte, vengono riflesse immagini in stereo sui muri e sul pavimento di una cella della grandezza di una stanza. Le persone, aggirandosi per la stanza, possono vedere se stesse, attraverso degli occhiali stereo, in luoghi diversi, come accanto a una cascata, in cima a una montagna, o mentre prendono il sole sul ponte di una nave in mezzo al mare. I caschi creano immagini in 3D con un senso realistico di profondità e spazio. Le immagini sono in proporzione alle dimensioni umane mentre la sensazione tattile è data da altre attrezzature, come i guanti. Perciò, una persona che usa queste apparecchiature può toccare gli oggetti che vede nel mondo virtuale e può prenderli e muoverli. Anche i suoni che si odono in questi posti sono convincenti, provengono da tutte le direzioni con diversa intensità e diversi volumi. Alcune applicazioni rendono possibile che la stessa atmosfera virtuale sia presentata ad alcune persone in luoghi molto diversi del mondo. Tre persone in paesi diversi (anche in diversi continenti) possono vedere se stessi mentre salgono su un motoscafo con gli altri.
MONDI COSTITUITI IN AMBIENTI VIRTUALI

Con l'apporto di una tecnologia che si sta rapidamente evolvendo, i simulatori vengono usati in molti campi diversi. Facendo indossare un cappello con occhiali e guanti, si possono fornire a una persona immagini tridimensionali molto diverse e questa può immaginare se stessa in questa situazione.
Ingegneri di automobili testano i modelli di nuove auto in ambienti virtuali.
Un altro campo in cui questa tecnologia viene utilizzata è l'addestramento dei piloti. In un piccolo abitacolo, grazie alle apparecchiature, queste persone si sentono come se guidassero un vero aeroplano e lo facessero atterrare.
Il sistema utilizzato dai dispositivi che danno forma al mondo virtuale è sostanzialmente lo stesso sistema utilizzato dai nostri cinque sensi. Per esempio, con l'effetto prodotto da un meccanismo all'interno di un guanto indossato dall'utente, sono forniti alcuni segnali ai polpastrelli che poi sono trasmessi al cervello. Quando il cervello elabora questi segnali, l'utente ha l'impressione di toccare un tappeto di seta o un vaso dalla superficie dentellata, con segni in rilievo, anche se non c'è nessun tappeto di seta o vaso nei dintorni.
Uno dei più importanti campi in cui la realtà virtuale è attualmente in uso è la medicina. Con una tecnica progettata presso l'università del Michigan, i laureandi (in particolare l'unità del servizio di pronto soccorso) completano una parte del loro addestramento in una sala operatoria artificiale. Con questa applicazione, le immagini relative alla sala operatoria sono riflesse sui pavimenti e sui muri e le immagini di un tavolo operatorio e di un paziente sono riflesse al centro della sala. Indossando gli occhiali a 3D, i laureandi iniziano a operare il paziente virtuale.
All'Università del Michigan, i laureandi e specialmente le unità del servizio di pronto soccorso vengono addestrati con la stessa tecnologia in una sala operatoria artificiale. Al primo stadio, vengono riflesse le immagini di una sala operatoria sui muri di una semplice stanza. Nella sala operatoria di lato, tutto ciò che si vede (compreso il paziente) oltre ai tre dottori è virtuale. Con attrezzature di simulazione, i laureandi fanno la loro prima operazione in un ambiente virtuale su pazienti virtuali.

Questi esempi illustrano come ci si possa ritrovare in un mondo realistico seppur irreale grazie all'apporto di stimoli artificiali. Con la tecnologia attuale, è possibile produrre un'immagine che sia un efficace strumento di pratica. Non c'è ragione di principio per cui questa tecnologia non possa produrre, infine, una realtà indistinguibile dal mondo reale. È molto interessante che alcuni famosi film prodotti recentemente riguardino l'argomento. Per esempio, in un film di Hollywood chiamato "Matrix", i due eroi del film, quando i loro sistemi nervosi vengono connessi a un computer mentre sono distesi su un divano, possono vedere se stessi in luoghi completamente diversi. In una scena, si ritrovano a partecipare a sport orientali; in un'altra, stanno camminando in una strada affollatissima, vestiti in modo completamente diverso. Quando l'eroe, sotto l'influenza della sua esperienza realistica, dice di non credere che ciò che vede sia creato da un computer, l'immagine viene fermata dal computer. Egli allora si convince che il mondo che lui credeva reale è di fatto solo un'immagine.
OPERAZIONE VIRTUALE IN UNA SALA OPERATORIA VIRTUALE

In conclusione, è possibile in linea di principio creare immagini artificiali o, in altre parole, un mondo artificiale, con l'apporto di stimoli artificiali. Così, non possiamo sostenere che l'"immagine della vita" che vediamo sempre sia il mondo esterno originale, e che ciò con cui siamo in relazione sia "l'originale". Le nostre sensazioni potrebbero provenire da una fonte molto diversa.

L'importante verità rivelata dall'ipnosi
Uno dei migliori esempi di un mondo creato con stimoli artificiali è la tecnica dell'ipnosi. Quando qualcuno viene ipnotizzato, fa esperienza di eventi estremamente convincenti che non sono distinguibili dalla realtà. La persona ipnotizzata vede situazioni, gente e varie immagini, e ode, sente odori e sapori di molte cose, nessuna delle quali esiste nella stanza. In questi momenti, secondo l'esperienza che vive, può provare felicità, turbamento, entusiasmo, noia, preoccupazione o agitazione. Inoltre, gli effetti dell'esperienza sulla persona ipnotizzata possono essere osservati dall'esterno nella loro manifestazione fisica. Negli stati di trance ipnotico molto profondi, possono essere osservati alcuni tipi di sintomi nella persona sotto ipnosi, quali l'aumento della frequenza del battito e della pressione sanguigna, l'arrossarsi della pelle, l'aumento della temperatura, e l'eliminazione di un malessere o di un dolore persistente.17
In un esperimento di ipnosi, viene detto al soggetto che si trova in un ospedale e che c'è un paziente morente al decimo piano dell'edificio. Egli è stato ipnotizzato facendogli credere che, se corre dal paziente con la medicina adeguata, il paziente si salverà. Il soggetto, sotto l'influenza dell'ipnosi, crede di correre al decimo piano. Durante la corsa comincia a mancargli il fiato e, per una sensazione di estrema stanchezza, perde il controllo. Si dice quindi al soggetto che ora si trova all'ultimo piano, che è riuscito a portare la medicina, e che può stendersi su un comodo letto. Il soggetto inizia allora a rilassarsi.18 Sebbene il soggetto faccia esperienza dei luoghi e delle atmosfere come se fossero assolutamente reali, i luoghi, le persone o gli eventi come gli sono descritti non esistono.
In un altro esperimento, si dice a un soggetto sotto ipnosi in una stanza normale che si trova in un bagno turco e che il bagno è molto caldo. Ne consegue che inizia a sudare.19
Dopo essere stata ipnotizzata, questa persona immagina se stessa di fare velocemente 10 piani di scale. A quel punto le manca il fiato e si sente stanca. La persona ipnotizzata vive nell'ambiente prodotto dall'induzione ipnotica, e accetta che sia reale, nonostante il fatto che il luogo, le persone e gli episodi che le vengono raccontati non esistano.

Ciò indirizza la nostra attenzione verso un fatto molto importante. Perché una persona sudi, devono pur esservi le condizioni. La realtà che si deduce da questo esempio di ipnosi è che la persona ipnotizzata ha sudato, anche in assenza di fattori fisici tali da indurre questo effetto. Questo esempio mostra chiaramente che, per percepire un'atmosfera o un luogo, non vi è la necessità fisica dell'esistenza materiale di tali luoghi o di atmosfere. Effetti simili possono essere creati con stimolanti arificiali o suggestioni ipnotiche.
Lo specialista inglese di ipnoterapia, Terence Watts, membro di molte organizzazioni tra cui la National Hypnotherapy Association (Associazione nazionale di ipnoterapia), la National Psychotherapists Association (Associazione nazionale degli picoterapisti), la Professional Hypnotherapists Center (Centro di ipnoterapisti professionali), la Hypnotherapy Research Association (Associazione per la ricerca sull'ipnoterapia), afferma in un articolo che nel corso dell'ipnosi, alcune persone che stanno ricordando un evento passato manifestano dei mutamenti fisici correlati a quell'evento. Per esempio, se ci fosse un fattore di soffocamento nell'evento ricordato, a un soggetto ipnotizzato potrebbe mancare il respiro mentre racconta l'evento sotto ipnosi, e potrebbe persino smettere di respirare per un po'. Watts affermò che, sotto ipnosi, apparvero persino segni di dita su un suo paziente, nel punto dove veniva ricordato uno schiaffo. Watts spiega anche che questo non è un mistero ma una reazione alla sensazione di dolore del corpo.20
Uno degli esempi più sorprendenti osservati nell'applicazione dell'ipnosi è che può apparire persino una ferita sulla pelle della persona ipnotizzata, se ciò gli è stato inculcato. Per esempio, Paul Thorsen, un ricercatore, tocca il braccio della persona ipnotizzata con la punta di una penna e gli dice che è uno spiedino bollente. Presto, una bolla (come quelle causate da ustioni di secondo grado) si costituisce nell'area che la punta della penna ha toccato. Thorsen ipnotizzò anche una persona di nome Anne O. facendole credere che qualcuno stesse tracciando la lettera A sul suo braccio esercitando una forte pressione. Sebbene ciò non avesse avuto luogo, in quell'area emerse un arrossamento a forma di 'A'.21 I ricercatori H. Bourru e P. Burot, avendo indotto una persona ipnotizzata a credere che il suo braccio veniva amputato, videro il braccio sanguinare dopo che una matita lo aveva toccato delicatamente. 22
È un fatto che alcune malattie della pelle possono essere curate con l'ipnosi. Nella fotografia in alto vediamo la malattia prima del trattamento ipnotico, poi la vediamo dopo che la persona è stata ipnotizzata e la malattia è stata curata. (D. Waxman, Hypnosis, p. 113)

J.A. Hadfield disse a un marinaio sotto ipnosi che stava per premere sul suo braccio una barra di acciaio incandescente e che il braccio si sarebbe ustionato. Egli, però, lo sfiorò semplicemente con il polpastrello, dopo di ché lo coprì. Sei ore dopo, quando l'area fu scoperta, si rilevò un lieve arrossamento e rigonfiamento. Hadfield afferma che "il giorno seguente il gonfiore si era esteso e tumefatto come un'ustione".23
Questi mutamenti corporei nel corso dell'ipnosi mostrano che non vi è bisogno che il mondo esterno produca sensazioni di vista, suono, tatto, emozione, sofferenza o dolore. Per esempio, sebbene non ci sia alcuna barra di acciaio incandescente nel mondo esterno, qualora la persona ne sia convinta, il segno di un'ustione può apparire sul suo braccio.
Questi esempi mostrano che quando si analizza il modo in cui si forma un'immagine, e se ne prendono in esame gli sviluppi tecnologici, aggiungendo inoltre a queste conoscenze metodi di alterazione della coscienza come l'ipnosi, una certa verità diventa chiara. Nel corso della vita, un essere umano presume di vivere in un mondo esterno al suo corpo. Tutto ciò cui ci si riferisce come il mondo, però, è solo l'interpretazione cerebrale dei segnali che pervengono ai centri sensoriali. In altre parole, non è in alcun modo possibile entrare in relazione con un mondo che non sia quello che si trova nella nostra mente. Non possiamo sapere in alcun modo ciò che succede o esiste al di fuori di noi. Non possiamo sostenere se la fonte dei segnali che giungono al cervello consti di esistenze materiali esterne. Questa verità comincia ad affermarsi nella letteratura scientifica ed è insegnata fin dall'età delle scuole superiori. Il problema è che non si tiene conto nella giusta misura del profondo significato di questo fatto.

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12- George Berkeley, A Treatise Concerning the Principles of Human Knowledge, 1710, Works of George Berkeley, vol. I, ed. A. Fraser, Oxford, 1871 p. 35-36
17- William Kroger, Clinical and Experimental Hypnosis, http://www.lucidexperience.com/HypnoPapers/512.html