IL MONDO DI PERCEZIONI
http://www.segretoaldiladellamateria.com/percezioni.htm
Non possiamo in alcun modo entrare in contatto con l'originale del mondo che si trova nel nostro cervello.
Come è stato dimostrato, tutto ciò di cui facciamo esperienza, che vediamo, udiamo, e di cui abbiamo impressioni nel corso della nostra vita, si trova nel nostro cervello. Per esempio, qualcuno che guarda fuori dalla finestra seduto su una poltrona sente la durezza della stessa e la scivolosità del materiale di cui essa è composta nel suo cervello. L'odore del caffè proveniente dalla cucina si trova nella mente, non in quel luogo un po' distante che è la cucina. Il panorama del mare, con gli uccelli e gli alberi che contempla dalla finestra sono tutte immagini costituitesi nel cervello. Anche l'amico che sta servendo il caffè, e il gusto del caffè, esistono nel cervello. In breve, chi, seduto nel suo soggiorno, guarda fuori dalla finestra, in verità osserva il suo soggiorno e il panorama su uno schermo nel suo cervello. Ciò che un essere umano descriverebbe come "la mia vita" è una collezione di tutte le percezioni riunite in maniera sensata e osservate su uno schermo nel cervello. Non si può in alcun modo uscire dal proprio cervello. Non è in alcun modo possibile conoscere la reale natura del mondo materiale originale esterno al cervello. Non possiamo sapere se l'originale, per esempio il verde di una foglia, corrisponda a come lo percepiamo. Parimenti, non possiamo in alcun modo scoprire se un dessert è davvero dolce o se questo è solo il modo in cui il cervello lo percepisce. Si immagini, per esempio, un paesaggio che si è visto in passato. Per quanto non ci stia è di fronte, lo si vede nel cervello. Rita Carter, autrice di testi scientifici, afferma che non è realmente possibile vedere l'originale quando si osserva un volto o un panorama, ma un'interpretazione dell'originale o una versione che ne è una completa ricostruzione. Aggiunge che per quanto perfetta possa essere la riproduzione di queste copie, saranno comunque diverse o inferiori rispetto all'originale. (Rita Carter, Mapping the Mind (Mappare la mente), University of California Press, London, 1999, p. 135) Lo stesso accade quando si contempla un paesaggio. Non c'è di fatto differenza tra l'immaginare un paesaggio quando esso è ormai lontano e il vederlo da vicino. Perciò, quando si contempla un panorama in realtà ciò che si vede non è che una versione costruita nel cervello, non l'originale.
Con la vista ricevo le idee di luce e colori, nelle loro molteplici gradazioni e variazioni. Con il tatto percepisco il duro e il soffice, il caldo e il freddo, il movimento e la resistenza. L'olfatto mi fa conoscere gli odori; il palato i sapori; l'udito mi comunica i suoni. E quando si nota che tanti di questi aspetti si accompagnano, avviene che gli si dà un nome, e che vengano considerati come una cosa sola. Perciò, per esempio, se si nota che un certo colore, sapore, odore, una certa forma e consistenza si ritrovano insieme, ci si riferisce a essi come a un oggetto preciso, che si denota con il nome mela; altri raggruppamenti di idee costituiscono una pietra, un albero, un libro e altre simili cose sensibili.12
La verità che Berkeley esprime con queste parole è questa: noi definiamo un oggetto interpretando le diverse sensazioni di cui abbiamo esperienza nel cervello. Come nel caso del suo esempio, il sapore e l'odore di una mela, la sua durezza e rotondità e quelle sensazioni collegate alle sue altre qualità sono percepite dal nostro cervello come un intero che noi percepiamo quindi come una mela. Non possiamo, però, mai entrare in relazione con l'originale della mela, ma solo con la nostra percezione di essa. Ciò che possiamo vedere, odorare, gustare, toccare o udire sono solo copie all'interno del cervello.Quando si considera tutto ciò che è stato finora discusso, la verità si rivela in tutta chiarezza. Per esempio: o Se possiamo vedere una strada piena di luci colorate e tutti i colori con le loro splendenti sfumature nel cervello, dove non c'è luce reale, allora vediamo copie di insegne, luci, lampioni e fari di auto, prodotte dai segnali elettrici all'interno del cervello o Dal momento che nessun suono può entrare nel cervello, non possiamo in alcun modo udire le voci originali dei nostri cari. Udiamo solo copie. o Non possiamo sentire il fresco del mare, il calore del sole - ne percepiamo solo le copie nel nostro cervello o Allo stesso modo, nessuno è mai stato in grado di gustare l'originale della menta. Il sapore che si riconosce come menta è solo una percezione che si trova nel cervello. Questo perché non si può toccare l'originale della menta, vedere l'originale della menta o odorare o gustare l'originale della menta.
Alcune persone accettano il fatto che le immagini si trovino nel cervello, ciò nonostante sostengono che gli originali delle immagini siano esterni. Ma non è possibile provarlo in alcun modo, perché nessuno è stato in grado di andare al di là dalle percezioni che esistono nel cervello. Tutti vivono nella cella che si trova nel cervello, e nessuno può fare esperienza di nulla tranne di ciò che gli è mostrato dalle sue percezioni. Di conseguenza, non si può sapere in alcun modo cosa accade al di fuori delle proprie percezioni. Perciò dire "Là fuori ci sono gli originali" sarebbe di fatto un'assunzione ingiustificata, perché non c'è nulla che possa essere impugnato come prova. Inoltre, anche se là fuori ci fossero gli originali, tali "originali" verrebbero comunque visti dal cervello, e ciò significa che l'osservatore avrebbe a che fare con le immagini costituite nel suo cervello. Di conseguenza tali affermazioni sono insostenibili perché le persone non sono in grado di entrare in contatto con "gli equivalenti materiali" di cui assumono l'esistenza. Va anche sottolineato che lo sviluppo scientifico o tecnologico non può cambiare nulla, perché ogni scoperta scientifica o invenzione tecnologica si forma nella mente delle persone, e di conseguenza non può essere di nessun aiuto a che le persone entrino in contatto con il mondo esterno. Le opinioni di rinomati filosofi come B. Russell e L. Wittgenstein su questo argomento sono le seguenti:
Per esempio, che un limone esista veramente o meno e come abbia avuto origine non può essere discusso o indagato. Un limone consiste meramente di un sapore sentito dalla lingua, un odore sentito dal naso, un colore e una forma di cui gli occhi hanno sensazione; e solo tali caratteristiche possono essere oggetto di esame e giudizio. La scienza non può in alcun modo conoscere il mondo fisico.13
Il filosofo G. Berkeley cha chiaramente affermato che le nostre percezioni esistono solo nella nostra mente e che saremmo in errore presumendo senza riflettere che esse esistano nel mondo esterno:
Crediamo nell'esistenza degli oggetti solo perché li vediamo e tocchiamo, e perché essi ci vengono rivelati dalle nostre percezioni. Le nostre percezioni, però, sono solo idee nella nostra mente. Perciò, gli oggetti che cogliamo tramite le nostre percezioni non sono altro che idee, e queste idee non sono sostanzialmente in alcun luogo se non nella nostra mente. Visto che tutto ciò esiste solo nella mente, allora significa che siamo sedotti da chimere quando immaginiamo che l'universo e le cose abbiano un'esistenza al di fuori della mente. Nessuno degli oggetti che ci circondano ha quindi un'esistenza esterna alla nostra mente. 14
Va aggiunto che non è importante per le persone che qualcosa con cui non si possa entrare in contatto, che non si possa vedere o toccare, esista o meno, perché indipendentemente dall'esistenza o meno di un mondo materiale, un essere umano osserva solo il mondo di percezioni nel suo cervello. Non ci si può in alcun modo imbattere nel vero originale di un oggetto fisico. Inoltre è sufficiente per tutti vederne la copia. Per esempio, chi si aggiri in un giardino con fiori colorati non vede il giardino originale, ma la copia di esso nel suo cervello. Questa copia del giardino, però, è così realistica che ognuno riceve piacere da essa, come se fosse reale, anche se di fatto è immaginaria. Miliardi di persone, fino al giorno d'oggi, hanno presunto di vedere l'originale di ogni cosa. Di conseguenza, non c'è ragione che le persone si interessino a ciò che è "all'esterno".
Anche il senso della distanza è una percezione che ha luogo nel cervello
Si immagini una folla lungo una strada con negozi, edifici, automobili, clacson che suonano. Quando si osservi tutto questo, appare reale. Per tale motivo, la maggior parte delle persone non riesce a capire che ciò che vede è prodotto nel cervello, e assume che sia tutto reale. Ciò che vedono è stato creato in un modo talmente perfetto che è impossibile comprendere che l'immagine che viene percepita come reale non è il mondo originale esterno, ma solo un'immagine riprodotta che esiste nella mente.
Si immagini ora di guidare un'automobile. Il volante è a una certa distanza dalle braccia e c'è un gruppo di semafori a circa 100m di distanza. L'automobile in fronte dista circa 10m, mentra ci sono montagne all'orizzonte, che, secondo le stime, dovrebbero trovarsi a molti chilometri di distanza. Tutte queste stime, però, sono errate. Né l'automobile né le montagne sono alla distanza che si presume. Di fatto, tutto ciò che si vede, come su una pellicola cinematografica, esiste su un fotogramma bidimensionale, su un'unica superficie all'interno del cervello. Le immagini che vengono riflesse all'occhio sono bidimensionali, come quelle su uno schermo televisivo. Date queste condizioni, come può formarsi la percezione di profondità e distanza? Ciò a cui ci si riferisce come senso della distanza è un modo di vedere in tre dimensioni. Gli elementi che causano l'effetto di distanza e profondità delle immagini sono la prospettiva, l'ombra e il movimento. La natura della percezione, la quale viene definita percezione spaziale in ottica, è fornita da sistemi molto complicati. Tale sistema può essere descritto semplicemente così: l'immagine che giunge all'occhio è bidimensionale. Ciò a dire che ha le misure di altezza e larghezza. Il senso di profondità e distanza deriva dal fatto che due occhi vedono due diverse immagini nello stesso momento. L'immagine che giunge a ognuno degli occhi si differenzia dall'altra in termini di angolazione e luce. Il cervello monta queste due diverse immagini per costituire il nostro senso di profondità e distanza. È possibile fare un esperimento per comprendere meglio questo fatto. Primo, si tenda il braccio destro in avanti tenendo l'indice alzato. Si fissi ora lo sguardo sul dito e si chiuda quindi prima l'occhio sinistro e poi quello destro. Dato che due diverse immagini raggiungono ciascun occhio, si vedrà il dito muoversi leggermente da una parte. Si aprano ora entrambi gli occhi e, continuando a fissare l'indice destro, si porti l'indice sinistro il più vicino possibile all'occhio. Si noterà che il dito più vicino avrà creato due immagini. Ciò accade perché ora si è costituita, nel dito più vicino, una profondità diversa da quella del dito più lontano. Se si aprono e si chiudono gli occhi uno dopo l'altro, si vedrà che il dito più vicino all'occhio sembrerà muoversi di più di quello lontano. Ciò è dovuto alla differenza crescente tra le immagini che appaiono in ognuno degli occhi. Quando si gira un film tridimensionale si utilizza questa tecnica; le immagini girate da due angolazioni diverse vengono poste sullo stesso schermo. Il pubblico porta degli occhiali speciali che hanno un filtro colorato e polarizzano la luce. I filtri degli occhiali filtrano una delle due scene, e il cervello trasforma le due in una singola immagine tridimensionale.
La prospettiva deriva dal fatto che gli oggetti distanti sembrano più piccoli in proporzione a quelli più vicini, in relazione alla persona che li sta guardando. Per esempio, quando guardiamo un panorama, gli alberi lontani sembrano piccoli, mentre quelli vicini sembrano grandi. Nello stesso modo, in un quadro con una montagna sullo sfondo, la montagna è disegnata più piccola della persona in primo piano. Nella prospettiva lineare, gli artisti usano linee parallele. Per esempio, i binari ferroviari danno una impressione di distanza e profondità incontrandosi con l'orizzonte. Il metodo che i pittori usano nel dipingere è valido anche per l'immagine che si trova nel cervello. La profondità, la luce e l'ombra sono prodotte con lo stesso metodo nello spazio bidimensionale del cervello. Quanti più sono i dettagli di ciò che vediamo, tanto più questo sembra realistico e tanto più inganna i nostri sensi. Ci comportiamo come se ci fossero profondità e distanza reali, come se ci fosse una terza dimensione. Tutto ciò che si vede, però, è come un fotogramma su una superficie piatta. La corteccia visiva del cervello è estremamente piccola! Le distanze, le immagini come quelle di case distanti, le stelle nel cielo, la luna, il sole, gli aeroplani che volano nel cielo, e gli uccelli - sono tutti stipati in questo piccolo spazio. Ciò a dire che, tecnicamente, non c'è distanza tra un bicchiere che si può prendere allungando la mano e un aereoplano che, guardando in alto, si considererebbe a migliaia di chilometri di altezza; tutto ciò è su un'unica superficie, quella nel centro sensoriale del cervello. Per esempio, una nave che scompare all'orizzonte in verità non è lontana miglia e miglia. La nave è nel cervello. Il davanzale che si sta guardando, il pioppo di fronte alla finestra, la strada di fronte alla casa, il mare e la nave sul mare sono tutti nell'area visiva del cervello, su una superficie bidimensionale. Proprio come un pittore può riprodurre l'impressione di distanza su una tela bidimensionale usando le proporzioni tra le grandezze, gli elementi di colore, ombra e luce e prospettiva, così anche il senso della distanza può formarsi nel cervello. In conclusione, il fatto che abbiamo la sensazione che gli oggetti siano lontani o vicini non dovrebbe ingannarci, perché la distanza è una sensazione come tutte le altre.
Sei tu nella stanza, o è la stanza a essere dentro di te?
Se il corpo è un'immagine nel cervello, la stanza è dentro di te o sei tu a essere nella stanza? L'ovvia risposta è: "La stanza è dentro di te". E si vede l'immagine del proprio corpo dentro la stanza, che a sua volta è nel cervello. Proviamo a spiegarlo con un esempio. Poniamo che si chiami l'ascensore. Quando arriva, il vicino, che vive al piano di sopra, è dentro. Si entra nell'ascensore. In verità: si è all'interno dell'ascensore o è l'ascensore a essere all'interno di noi? La verità è: ogni cosa, l'ascensore con le immagini del vicino e del proprio corpo, si trova all'interno del nostro cervello. In conclusione, noi non siamo "dentro" a nulla. Tutto è dentro di noi; tutto si trova nel cervello. Il sole, la luna, le stelle o un aereoplano che vola nel cielo a molte miglia di distanza non possono cambiare questa verità. Il sole e la luna, come il libro che si ha in mano, sono solo immagini che si trovano in un'area visiva molto piccola nel cervello.
Il mondo delle sensazioni può formarsi senza l'esistenza del mondo esterno
Un elemento che rende nulla l'affermazione che il mondo delle sensazioni che proviamo ha un equivalente materiale, è che non abbiamo bisogno di un mondo esterno perché le sensazioni si formino nel cervello. Molti sviluppi tecnologici come i simulatori, e anche i sogni, sono le più importanti prove di questa verità. L'autrice di testi scientifici Rita Carter afferma, nel suo libro Mapping The Mind (Mappare la mente), che "gli occhi non hanno bisogno di vedere", e descrive in modo esauriente un esperimento fatto dagli scienziati. Nell'esperimento, si munivano pazienti ciechi di un'attrezzatura in grado di trasformare immagini video in impulsi vibratori. Una telecamera posta vicino agli occhi dei soggetti propagava gli impulsi alla schiena così che essi ricevevano un input sensoriale continuo dal mondo visivo. I pazienti, dopo un certo tempo, iniziarono a comportarsi come se fossero davvero in grado vedere. Per esempio, era stato inserito uno zoom in una delle attrezzature, in modo da poter ravvicinare l'immagine. Quando lo zoom veniva attivato senza avvertire in precedenza il paziente, questi aveva l'istinto di proteggersi con le braccia perché l'immagine sulla sua schiena si ingrandiva all'improvviso come se il mondo si stesse ingrandendo.15
"Il mondo delle sensazioni" di cui facciamo esperienza nei sogni
Una persona può fare esperienza di ogni sensazione in modo vivido senza la presenza del mondo esterno. L'esempio più ovvio di questo fatto sono i sogni. Una persona è distesa sul letto con gli occhi chiusi, quando sogna. Eppure, nonostante ciò, sente tante cose di cui fa esperienza nella vita reale, e tale esperienza è tanto realistica che i sogni sono indistinguibili dalla reale esperienza della vita. Tutti coloro che leggono questo libro avranno spesso testimoniato questa verità nei loro sogni. Per esempio, una persona stesa, di notte, da sola su un letto in un'atmosfera tranquilla e silenziosa potrebbe, nel suo sogno, vedere se stessa in pericolo in un luogo molto affollato. Potrebbe fare esperienza dell'evento come se fosse reale, scappare dal pericolo in preda alla disperazione e nascondersi dietro un muro. Inoltre, le immagini oniriche possono essere così realistiche da indurre paura e panico come se fosse davvero in pericolo. Ogni volta che sente un rumore ha il cuore in gola, trema dalla paura, i palpiti del cuore aumentano, suda e mostra le altre affezioni cui è soggetto il corpo umano in una situazione di pericolo. Non c'è, però, nessun equivalente esterno degli eventi dei suoi sogni. Esistono solo nella sua mente.
Una persona che, in sogno, cada da una grande altezza avverte queste esperienza con tutto il corpo, pur se distesa nel letto in completa immobilità. Oppure, si potrebbe sognare di scivolare in una pozzanghera, di infradiciarsi e di avere freddo a causa di un vento freddo. In tali casi, però, non c'è la pozzanghera né c'è il vento. Inoltre, nonostante si stia dormendo in una stanza molto calda, si può provare un senso di umidità e freddo, come se si fosse in stato di veglia.
Si può essere convinti di essere in relazione con l'originale del mondo materiale nei propri sogni. Si può mettere la mano sulla spalla del proprio amico quando questi dice "La materia è un'immagine; non è possibile entrare in relazione con il mondo originale", e poi chiedere: "Sono forse un'immagine ora? Non senti la mia mano sulla tua spalla? Se sì, come puoi essere un'immagine? Cosa ti fa credere questo? Facciamo una gita nel Bosforo; possiamo parlarne e così potrai spiegarmi che cosa ne pensi". Il sogno che si percepisce nel proprio sonno profondo è così chiaro che si accende il motore con piacere e si accelera lentamente, poi si fa quasi fare un balzo in avanti all'automobile spingendo all'improvviso sul pedale. Mentre si percorre la strada, gli alberi e le strisce sull'asfalto sembrano nitide a causa della velocità. A ciò si aggiunge che si respira l'aria pulita del Bosforo. Ma si supponga che il sonno venga interrotto repentinamente dalla sveglia, che suona proprio quando si è pronti a dire al proprio amico che ciò che viene vissuto in quel momento non è un sogno. Non si farebbero le stesse obiezioni indipendentemente dal fatto di essere in stato di sonno o di veglia?
Al risveglio, si comprende che ciò che si è visto fino a quel momento è un sogno. Ma per qualche motivo non si sospetta che la vita, la quale inizia con un'immagine "a occhi aperti" (ciò che si suole chiamare "la vita reale") può essere anch'essa un sogno. Il modo in cui percepiamo le immagini nella "vita reale", però, è esattamente lo stesso in cui percepiamo i nostri sogni. Vediamo entrambe la cose nella mente. Non è possibile comprendere che esse sono immagini se non al risveglio. Solo allora si dice: "Ciò che ho appena visto era un sogno". Così, come è possibile provare che quanto si vede in qualsiasi momento non sia che un sogno? L'ipotesi secondo la quale il momento che si sta vivendo è reale potrebbe derivare solo dal fatto che non ci si è ancora svegliati. È possibile scoprire questo fatto quando ci si sarà risvegliati da questo "sogno a occhi aperti", più lungo dei sogni che facciamo ogni giorno. Non abbiamo prove che dimostrino il contrario.
Molti studiosi islamici hanno anche dichiarato che la vita intorno a noi è solo un sogno, e che solo quando saremo svegliati da quel sogno con "un grande risveglio", le persone saranno in grado di comprendere che vivono in un mondo di sogno. Un grande studioso islamico, Muhyiddin Ibn al-'Arabi, chiamato Shaykh Akbar (lo Shaykh più grande) per la sua conoscenza superiore, paragona il mondo ai nostri sogni citando un detto del Profeta Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda pace):
Il Profeta Muhammad [che Dio lo benedica e gli conceda la pace] disse che "l'uomo dorme e quando muore si sveglia". Ciò a dire che gli oggetti visti nel mondo quando si è vivi sono simili a quelli visti nel sonno mentre si sogna, il che significa che esistono nell'immaginazione.16
In un versetto del Corano, si dice che, nel Giorno del Giudizio, gli uomini, quando saranno resuscitati, dovranno dire:
... dicendo: «Guai a noi! Chi ci ha destato dalle nostre tombe! È quello che il Compassionevole aveva promesso: gli inviati avevano detto il vero».
(Sura Ya Sin: 52)
Come mostra il versetto, le persone si risveglieranno nel Giorno del Giudizio come se si svegliassero da un sogno. Come qualcuno svegliato nel bel mezzo di un sogno durante un sonno profondo, queste persone chiederanno, analogamente, chi sia stato a risvegliarli. Come mette in evidenza il versetto, il mondo intorno a noi è come un sogno e tutti saranno svegliati da questo sogno, e inizieranno a vedere le immagini dell'aldilà, dove è la vita reale.
Mondi prodotti superficialmente
La tecnologia moderna presenta molti importanti esempi di come l'esperienza sensoriale può essere simulata con un alto grado di realismo, senza l'aiuto di nessun mondo esterno o materiale. In particolare, la tecnologia chiamata "realtà virtuale", che si è sviluppata notevolmente negli ultimi anni, ci permette di intuire qualcosa in proposito.
Detto con semplicità, la realtà virtuale consiste nel mostrare immagini animate tridimensionali generate su un computer in modo da creare un "mondo reale" per mezzo di alcune apparecchiature. Questa tecnologia, che è usata in vari campi per diversi scopi, è chiamata "realtà artificiale" o "mondo virtuale" o "atmosfera virtuale". La caratteristica più importante della realtà virtuale è che la persona che usa uno strumento particolare pensa che ciò che vede sia reale, ed è ammaliato da quell'immagine. Per questo, recentemente, è entrata nell'uso anche l'aggettivo "immersivo" per descrivere la realtà virtuale, dove "immersivo" significa che coinvolge profondamente (per esempio, realtà virtuale immersiva).
Gli strumenti usati per creare un mondo virtuale sono un casco (che contiene uno schermo per le immagini) e un paio di guanti elettronici (per le impressioni tattili). Un dispositivo nel casco controlla i movimenti e l'angolazione della testa per dare sullo schermo un'immagine coerente all'angolazione e alla posizione della testa. A volte, vengono riflesse immagini in stereo sui muri e sul pavimento di una cella della grandezza di una stanza. Le persone, aggirandosi per la stanza, possono vedere se stesse, attraverso degli occhiali stereo, in luoghi diversi, come accanto a una cascata, in cima a una montagna, o mentre prendono il sole sul ponte di una nave in mezzo al mare. I caschi creano immagini in 3D con un senso realistico di profondità e spazio. Le immagini sono in proporzione alle dimensioni umane mentre la sensazione tattile è data da altre attrezzature, come i guanti. Perciò, una persona che usa queste apparecchiature può toccare gli oggetti che vede nel mondo virtuale e può prenderli e muoverli. Anche i suoni che si odono in questi posti sono convincenti, provengono da tutte le direzioni con diversa intensità e diversi volumi. Alcune applicazioni rendono possibile che la stessa atmosfera virtuale sia presentata ad alcune persone in luoghi molto diversi del mondo. Tre persone in paesi diversi (anche in diversi continenti) possono vedere se stessi mentre salgono su un motoscafo con gli altri.
Il sistema utilizzato dai dispositivi che danno forma al mondo virtuale è sostanzialmente lo stesso sistema utilizzato dai nostri cinque sensi. Per esempio, con l'effetto prodotto da un meccanismo all'interno di un guanto indossato dall'utente, sono forniti alcuni segnali ai polpastrelli che poi sono trasmessi al cervello. Quando il cervello elabora questi segnali, l'utente ha l'impressione di toccare un tappeto di seta o un vaso dalla superficie dentellata, con segni in rilievo, anche se non c'è nessun tappeto di seta o vaso nei dintorni.
Uno dei più importanti campi in cui la realtà virtuale è attualmente in uso è la medicina. Con una tecnica progettata presso l'università del Michigan, i laureandi (in particolare l'unità del servizio di pronto soccorso) completano una parte del loro addestramento in una sala operatoria artificiale. Con questa applicazione, le immagini relative alla sala operatoria sono riflesse sui pavimenti e sui muri e le immagini di un tavolo operatorio e di un paziente sono riflesse al centro della sala. Indossando gli occhiali a 3D, i laureandi iniziano a operare il paziente virtuale.
Questi esempi illustrano come ci si possa ritrovare in un mondo realistico seppur irreale grazie all'apporto di stimoli artificiali. Con la tecnologia attuale, è possibile produrre un'immagine che sia un efficace strumento di pratica. Non c'è ragione di principio per cui questa tecnologia non possa produrre, infine, una realtà indistinguibile dal mondo reale. È molto interessante che alcuni famosi film prodotti recentemente riguardino l'argomento. Per esempio, in un film di Hollywood chiamato "Matrix", i due eroi del film, quando i loro sistemi nervosi vengono connessi a un computer mentre sono distesi su un divano, possono vedere se stessi in luoghi completamente diversi. In una scena, si ritrovano a partecipare a sport orientali; in un'altra, stanno camminando in una strada affollatissima, vestiti in modo completamente diverso. Quando l'eroe, sotto l'influenza della sua esperienza realistica, dice di non credere che ciò che vede sia creato da un computer, l'immagine viene fermata dal computer. Egli allora si convince che il mondo che lui credeva reale è di fatto solo un'immagine.
In conclusione, è possibile in linea di principio creare immagini artificiali o, in altre parole, un mondo artificiale, con l'apporto di stimoli artificiali. Così, non possiamo sostenere che l'"immagine della vita" che vediamo sempre sia il mondo esterno originale, e che ciò con cui siamo in relazione sia "l'originale". Le nostre sensazioni potrebbero provenire da una fonte molto diversa.
L'importante verità rivelata dall'ipnosi
Uno dei migliori esempi di un mondo creato con stimoli artificiali è la tecnica dell'ipnosi. Quando qualcuno viene ipnotizzato, fa esperienza di eventi estremamente convincenti che non sono distinguibili dalla realtà. La persona ipnotizzata vede situazioni, gente e varie immagini, e ode, sente odori e sapori di molte cose, nessuna delle quali esiste nella stanza. In questi momenti, secondo l'esperienza che vive, può provare felicità, turbamento, entusiasmo, noia, preoccupazione o agitazione. Inoltre, gli effetti dell'esperienza sulla persona ipnotizzata possono essere osservati dall'esterno nella loro manifestazione fisica. Negli stati di trance ipnotico molto profondi, possono essere osservati alcuni tipi di sintomi nella persona sotto ipnosi, quali l'aumento della frequenza del battito e della pressione sanguigna, l'arrossarsi della pelle, l'aumento della temperatura, e l'eliminazione di un malessere o di un dolore persistente.17
In un esperimento di ipnosi, viene detto al soggetto che si trova in un ospedale e che c'è un paziente morente al decimo piano dell'edificio. Egli è stato ipnotizzato facendogli credere che, se corre dal paziente con la medicina adeguata, il paziente si salverà. Il soggetto, sotto l'influenza dell'ipnosi, crede di correre al decimo piano. Durante la corsa comincia a mancargli il fiato e, per una sensazione di estrema stanchezza, perde il controllo. Si dice quindi al soggetto che ora si trova all'ultimo piano, che è riuscito a portare la medicina, e che può stendersi su un comodo letto. Il soggetto inizia allora a rilassarsi.18 Sebbene il soggetto faccia esperienza dei luoghi e delle atmosfere come se fossero assolutamente reali, i luoghi, le persone o gli eventi come gli sono descritti non esistono.
In un altro esperimento, si dice a un soggetto sotto ipnosi in una stanza normale che si trova in un bagno turco e che il bagno è molto caldo. Ne consegue che inizia a sudare.19
Ciò indirizza la nostra attenzione verso un fatto molto importante. Perché una persona sudi, devono pur esservi le condizioni. La realtà che si deduce da questo esempio di ipnosi è che la persona ipnotizzata ha sudato, anche in assenza di fattori fisici tali da indurre questo effetto. Questo esempio mostra chiaramente che, per percepire un'atmosfera o un luogo, non vi è la necessità fisica dell'esistenza materiale di tali luoghi o di atmosfere. Effetti simili possono essere creati con stimolanti arificiali o suggestioni ipnotiche.
Lo specialista inglese di ipnoterapia, Terence Watts, membro di molte organizzazioni tra cui la National Hypnotherapy Association (Associazione nazionale di ipnoterapia), la National Psychotherapists Association (Associazione nazionale degli picoterapisti), la Professional Hypnotherapists Center (Centro di ipnoterapisti professionali), la Hypnotherapy Research Association (Associazione per la ricerca sull'ipnoterapia), afferma in un articolo che nel corso dell'ipnosi, alcune persone che stanno ricordando un evento passato manifestano dei mutamenti fisici correlati a quell'evento. Per esempio, se ci fosse un fattore di soffocamento nell'evento ricordato, a un soggetto ipnotizzato potrebbe mancare il respiro mentre racconta l'evento sotto ipnosi, e potrebbe persino smettere di respirare per un po'. Watts affermò che, sotto ipnosi, apparvero persino segni di dita su un suo paziente, nel punto dove veniva ricordato uno schiaffo. Watts spiega anche che questo non è un mistero ma una reazione alla sensazione di dolore del corpo.20
Uno degli esempi più sorprendenti osservati nell'applicazione dell'ipnosi è che può apparire persino una ferita sulla pelle della persona ipnotizzata, se ciò gli è stato inculcato. Per esempio, Paul Thorsen, un ricercatore, tocca il braccio della persona ipnotizzata con la punta di una penna e gli dice che è uno spiedino bollente. Presto, una bolla (come quelle causate da ustioni di secondo grado) si costituisce nell'area che la punta della penna ha toccato. Thorsen ipnotizzò anche una persona di nome Anne O. facendole credere che qualcuno stesse tracciando la lettera A sul suo braccio esercitando una forte pressione. Sebbene ciò non avesse avuto luogo, in quell'area emerse un arrossamento a forma di 'A'.21 I ricercatori H. Bourru e P. Burot, avendo indotto una persona ipnotizzata a credere che il suo braccio veniva amputato, videro il braccio sanguinare dopo che una matita lo aveva toccato delicatamente. 22
J.A. Hadfield disse a un marinaio sotto ipnosi che stava per premere sul suo braccio una barra di acciaio incandescente e che il braccio si sarebbe ustionato. Egli, però, lo sfiorò semplicemente con il polpastrello, dopo di ché lo coprì. Sei ore dopo, quando l'area fu scoperta, si rilevò un lieve arrossamento e rigonfiamento. Hadfield afferma che "il giorno seguente il gonfiore si era esteso e tumefatto come un'ustione".23
Questi mutamenti corporei nel corso dell'ipnosi mostrano che non vi è bisogno che il mondo esterno produca sensazioni di vista, suono, tatto, emozione, sofferenza o dolore. Per esempio, sebbene non ci sia alcuna barra di acciaio incandescente nel mondo esterno, qualora la persona ne sia convinta, il segno di un'ustione può apparire sul suo braccio.
Questi esempi mostrano che quando si analizza il modo in cui si forma un'immagine, e se ne prendono in esame gli sviluppi tecnologici, aggiungendo inoltre a queste conoscenze metodi di alterazione della coscienza come l'ipnosi, una certa verità diventa chiara. Nel corso della vita, un essere umano presume di vivere in un mondo esterno al suo corpo. Tutto ciò cui ci si riferisce come il mondo, però, è solo l'interpretazione cerebrale dei segnali che pervengono ai centri sensoriali. In altre parole, non è in alcun modo possibile entrare in relazione con un mondo che non sia quello che si trova nella nostra mente. Non possiamo sapere in alcun modo ciò che succede o esiste al di fuori di noi. Non possiamo sostenere se la fonte dei segnali che giungono al cervello consti di esistenze materiali esterne. Questa verità comincia ad affermarsi nella letteratura scientifica ed è insegnata fin dall'età delle scuole superiori. Il problema è che non si tiene conto nella giusta misura del profondo significato di questo fatto.
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12- George Berkeley, A Treatise Concerning the Principles of Human Knowledge, 1710, Works of George Berkeley, vol. I, ed. A. Fraser, Oxford, 1871 p. 35-36
14- George Politzer, Principes Fondamentaux de Philosophie, Editions Sociales, Paris, 1954, pp. 38-39-44
17- William Kroger, Clinical and Experimental Hypnosis, http://www.lucidexperience.com/HypnoPapers/512.html
18- Dr. Tahir Ozakkas, Gerçegin Diriliþine Kapý HIPNOZ (The Door Opening to the Awakening of Reality: Hypnosis), "Ust Ultrastabilite" (Upper
19- Dr. Tahir Ozakkas, Gerçegin Diriliþine Kapý HIPNOZ (The Door Opening to the Awakening of Reality: Hypnosis), "Ust Ultrastabilite" (Upper Ultrastability), p. 267
20- Terrence Watts, Abreaction, The psychological phenomena that hypnotherapists either love or hate, http://www.hypnosense.com/abreaction.htm
21- Poul Thorsen, Die Hypnose in Dienste der Menschheit, Bauer-Verlag, Freiburg-Haslach, 1960, p. 52-53
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